Sezione 3

XVII

c’è sempre una sproporzione là dove gli umani generano il mito. Un’illogica disarmonia, se non una chiara deformità. Era evidente nelle creature mitiche di carattere animale – mostri. O nel destino grottesco di certi eroi tragici. In modo più sottile, la produzione mitica conserva una traccia di scandalosa sproporzione anche quando genera creature non animali, ma astratte o sociali. La grottesca forbice tra ricchi e poveri in cui viviamo non si sarebbe mai potuta formare senza che una prospettiva mitica le procurasse una legittimazione per così dire epica. L’enormità del numero dei morti della Prima Guerra Mondiale non può essere spiegata con alcuna logica che non sia quella, illogica, del mito. La deformità morale dei campi di sterminio nazisti recupera i tratti terrorizzanti e grotteschi dei mostri arcaici.

Ma anche la piccolezza dei numeri, quando ad esempio si parla di morti per attacchi terroristici o di deceduti per un virus, può tradire una scandalosa sproporzione, se si considera l’enormità di effetti che poi quei numeri finiscono per generare. È una sorta di deformità aritmetica – puntualmente rilevata con sconcerto dalla coscienza collettiva – che segnala la presenza inequivocabile del mito.