Sezione 5

XXXI

Ma anche dà conforto concedersi del tempo per leggere lentamente ciò che la Pandemia reca inscritto, a caratteri maiuscoli, a proposito del nostro stare col mondo. Era difficile dirci in modo più inequivocabile che siamo andati lunghi nella nostra tecnica di dominio dell’esistente, ostinandoci in un’infinita creazione che ha generato una sorta di rigetto nei tessuti del creato. C’è un equilibrio che non abbiamo mai trovato, e che forse addirittura non c’è. È infantile pensare che abbiamo devastato un paradiso, ma è urgente capire che abbiamo creato senza armonia. È sciocco pensare che abbiamo peccato contro la natura, ma sarebbe idiota non ammettere che abbiamo esercitato ogni nostro potere con astuzia più che con intelligenza. Sarebbe tragico considerare un castigo la malattia che uccide, ma sarà imperdonabile pensare, da ora in poi, che una sorta di immunità ci tiene al riparo dalle conseguenze di ciò che facciamo. Così, nelle corsie in cui si moriva soli senza sapere di cosa, noi abbiamo disegnato la sintesi mitica di un nostro possibile destino, per costringerci a guardarlo, a temerlo, a dirlo, forse a fermarlo.