Sezione 6

XXXIII

Creatura mitica tra le altre, più di altre complessa, è d’altronde l’amore. E di una specie affine a quella della Pandemia. Poiché similmente prende l’avvio da un contagio improvviso, inaspettato, violento: sempre un deragliamento del corpo, al minimo un’oscillazione dolorosa. Intorno a quel contagio gli amanti allestiscono un edificio mitico, fino a diventare loro stessi mito, mito a se stessi. È una figura disegnata con le parole, i gesti, gli oggetti, i comportamenti. Talora si rendono necessari dei figli. Serve a proteggere il contagio, per renderlo endemico, o a controllarlo, per temperarne gli effetti – non si sa. Ma è lì, e nel tempo cresce a dismisura perché nulla gli umani sanno edificare meglio che le muraglie del mito.

Spesso, si sa, quando il contagio si estingue, resiste invece la figura mitica, come una fortezza inutile, ma imponente e sicura. Continuare ad abitarla è cosa che si fa, secondo una logica malinconica e non priva di una sua bellezza.

Di rado, ma accade, il contagio divampa, e la fortezza crolla, incapace di contenere, o controllare, o disarmare. Allora si muore d’amore, situazione spesso censita nei libri, talvolta in modo mirabile.

Non diversamente si muoverà la figura mitica della Pandemia, nel tempo. Contagio e fortezza.

Chi ha amato, saprà.